Iper Battocchio, dove la Colletta è una questione di famiglia
Ha sempre bazzicato con i fratelli tra gli scaffali dei generi alimentari Gigliola Battocchio. Solo che quando era una bimba i suoi genitori, Erminio e Mariuccia, gestivano un negozietto di 48 metri quadri a Romano d’Ezzelino, in provincia di Vicenza. Oggi è la presidente, oltre che responsabile commerciale, di una società per azioni che gestisce un ipermercato di 4mila metri quadri.
È una tipica storia dell’operoso Nordest, quella della Iper Battocchio spa. Una storia di imprenditorialità, intuito, spirito di iniziativa, tanta concretezza e poche ciacole. Ma allo stesso tempo è anche una storia di valori. Non proclamati, ma sentiti. «Nel nostro iper c’è sempre un posto per la solidarietà», dice Gigliola. «L’altro giorno mi hanno proposto di fare un’iniziativa in favore dell’Ucraina e ho aderito subito. Ma se non me l’avessero proposto ci avrei pensato da sola».
Con queste premesse, inevitabile l’incontro con il Banco Alimentare. A far da tramite, considerato che siamo alle porte di Bassano del Grappa, non potevano essere che gli alpini, che qui in via Manzoni a Romano d’Ezzelino gestiscono la Colletta da vent’anni. Evidentemente non è l’unico punto vendita della zona che aderisce. Ma qui da Battocchio lo spirito è quello della famiglia. E se una causa si prende a cuore, dal titolare all’ultimo dipendente ognuno fa la sua parte fino in fondo. Al punto che il magazzino dell’iper è stato per anni il deposito per il cibo raccolto in zona dal Banco Alimentare del Veneto durante la Colletta.
Una collaborazione che non si è certo interrotta con la pandemia. Anzi. «Nel 2020, quando la Colletta non si faceva con i generi alimentari ma con le card», ricorda la presidente, «io lo dicevo a quelli del Banco: “Guardate che se le card le lasciate all’ingresso sui totem di cartone non le prenderà nessuno”». Quindi per fare le cose come vanno fatte, la “famiglia Battocchio” ha gestito in prima persona tutta l’operazione. Via i totem, erano le cassiere a proporre la donazione ai clienti al termine della spesa. «Ho detto di chiedere a tutti i clienti, con gentilezza e senza insistere, ma in modo chiaro». Morale: hanno donato in tantissimi, quasi tutti. E alla fine le donazioni sono state convertite in acquisti dei prodotti alimentari di cui c’era maggior bisogno.
«È lì che ho capito», spiega Gigliola, «che questo metodo era molto più efficace. Così ho chiesto al Banco Alimentare del Veneto di rifare la stessa cosa anche nel 2021». Niente volontari in pettorina gialla all’ingresso, la Colletta l’hanno gestita ancora le tostissime cassiere dell’iper. E non solo il 27 novembre, ma per un’intera settimana. «Il risultato è stato ottimo», spiega Battocchio mostrando la bolla di accompagnamento. «Un totale di 10.255 euro che poi, seguendo le indicazioni del Banco, abbiamo tradotto in 14 bancali di merce, 4.750 litri di latte, 11.520 vasetti di fagioli borlotti e 2025 pacchi di riso da un chilo». Giovedì 3 marzo la consegna ufficiale in via Manzoni con foto di rito.
Il segreto di questi risultati? «In questi anni siamo cambiati come dimensioni ma lo spirito è rimasto lo stesso, quello del negoziante sotto casa che conosce i suoi clienti uno ad uno». È la lezione di Erminio e Mariuccia, tuttora presenti ogni giorno nel supermercato. «Anche perché», spiega Gigliola, «stanno proprio qui». E aprendo una porta comunicante con gli uffici ci fa vedere l’atrio di casa Battocchio. Casa e bottega, il cliente è uno di casa, 48 metri quadri o 4mila non cambia nulla. Un patrimonio di fiducia che è il vero capitale sociale. «Per questo quando le nostre cassiere hanno proposto la Colletta non ce n’è stato uno che non abbia donato. Raccogliere tutta questa cifra in un solo punto vendita non è normale». Altro che totem.