È la prima spesa solidale di un capo dello Stato. Ed è anche la prima ad essere stata consegnata al Banco Alimentare in questa Giornata nazionale della Colletta alimentare 2024. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il suo sostegno all’iniziativa, concedendo l'Alto Patronato accompagnato da un pacco grigio, impreziosito dal tricolore. Un gesto significativo di vicinanza e solidarietà. Fino al 30 novembre sarà possibile donare la spesa anche online su alcune piattaforme dedicate: per conoscere le varie modalità di acquisto dei prodotti e i punti vendita aderenti all’iniziativa è possibile consultare il sito colletta.bancoalimentare.it.
La Giornata nazionale della Colletta alimentare, che si celebra oggi, la conoscono tutti, non c’è più neppure bisogno di spiegare come funziona. E ormai ha fatto scuola: non si contano le iniziative analoghe promosse in questi anni nei territori da benemerite associazioni, i “tentativi di imitazione”, per dirla con la Settimana enigmistica, la rivista regina dei cruciverba. Eppure quella promossa dal Banco Alimentare mantiene un fascino particolare, la gente l’avverte come qualcosa che è entrato nel cuore degli italiani. I numeri sono eloquenti: 155.000 volontari, 12.000 supermercati coinvolti, 7.600 organizzazioni partner che distribuiscono il cibo donato: mense per i poveri, centri di ascolto, comunità per minori, famiglie... I rapporti di Istat e Caritas sono la documentazione che continua a crescere l’Italia che non ce la fa: 5 milioni 700mila poveri “assoluti”, il 9,7 per cento della popolazione.
L’anno scorso hanno partecipato alla Colletta quasi 5 milioni di persone. È un gesto semplice, che travalica le appartenenze, coinvolge italiani e stranieri, gente di ogni età e condizione sociale. Donare carne in scatola, tonno, olio, prodotti per l’infanzia è alla portata di (quasi) tutti, chi scrive può testimoniare di avere incontrato negli anni molte persone sociologicamente definibili come “non abbienti” che in quel giorno si trasformano in piccoli donatori “perché c’è chi sta peggio di me”, “perché io so cosa vuol dire la fatica ad arrivare a fine mese”, perché “vale la pena fare un piccolo sacrificio per gli altri”. È un gesto che nella sua semplicità racconta il desiderio di bene presente nel cuore di ognuno di noi.
Ma la Colletta è anche una provocazione. Ci invita ad andare alla radice del significato dei gesti che compiamo magari solo per (buona) abitudine. Nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri (23 novembre) Papa Francesco scrive parole che il Banco Alimentare ha fatto sue riproponendole nel volantino che lancia la Colletta: “I poveri hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro. [...] [Occorre] un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso. Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; infatti «la fede senza le opere è morta». Tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce”. Parole che raccontano il senso di un gesto come la Colletta che porta con sé un valore ben più alto delle sue dimensioni economiche. E ci ricordano che la dimensione orizzontale e la dimensione verticale delle nostre esistenze e dei gesti che compiamo devono andare insieme, l’una ha bisogno dell’altra.
Il cristianesimo insegna a guardare il prossimo come parte di noi, facendo memoria di Chi ha offerto la sua esistenza per tutti. Gesù ha testimoniato che la condivisione autentica abbraccia tutte le dimensioni dell’umano e porta con sé la cifra che le dà significato. Lo esprime efficacemente lo slogan che accompagna l’attività del Banco Alimentare: “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. Per questo il gesto semplice della Colletta può diventare una piccola grande scuola di vita.
FONTE: Avvenire.it